Saturday, September 27, 2008

CINICO ADDIO (6)

Il gruppo usci' e si portò via la Ines, quello che rimaneva era se chiedere o no il caffè ..
optò per il si, " scusi, caffè e conto per favore ? " ... " Sono dieci euro " rispose secco il titolare portando la tazzina.
Bene, mentre aspirava l'ultima Marlboro realizzò che rimanevano tredici euro.
Per essere il primo giorno della sua nuova vita era gia' stato abbastanza costoso, aveva mangiato troppo: prima la colazione con il latte , poi il pranzo alla trattoria... ma sei cretino ?!
Qualcosa doveva già cambiare, l'atteggiamento era troppo "normale", la sua scelta era stata solo una boutade con se stesso ? Ok , fino a domani a mezzogiorno non si mangia ! Trova un posto dove dormire ! Fece duecento metri di buon passo come a sottolineare chissà quale determinazione, mentre si interrogava sul motivo di tanta veemenza nel camminare sentì, da una traversa, la voce di una donna che tirava un moccolo tutt'altro che femminile ...
Girò la testa e vide una panda con la portiera aperta dietro la quale smadonnava una testa nera.
Avvicinandosi capi' la faccenda: Gomma-bucata-bullone-duro-da svitare-con-chiave-di-pessima-qualità. Scese dal cavallo bianco mentre il vento gli scompigliava i capelli da principe, gettò con un gesto ampio la cappa azzurra dietro le spalle e disse con voce di miele : "Posso essere utile in qualche modo ? " " Ma porca troia, bullone di merda ... !! " " Ah, ahem .. salve ! , non riesco a svitare questo... " Parlando, la testa nera si voltò, lui non sentì piu' neanche una parola... Ines, ancora ! Gurdava la bocca muoversi ma non sentiva le parole, era stordito, persino il profumo della ragazza mescolato a quel po' di sudore prodotto durante il tentativo di svitare, era inebriante, feromone femminile, puro, sparato senza pieta' contro un maschio indifeso che stava scappando da se stesso. Prese delicatamente la chiave dalle mani di Ines, con un gesto sicuro vinse la resistenza del bullone e si vide danzare dal bagagliaio alla ruota e viceversa, in pochi minuti la ruota era cambiata. Lei lo osservò lavorare in un modo un po' ebete e, quando lui le restituì la chiave, aprì la bocca per dire qualcosa ma non venne fuori nulla. " Ines, si ricordi di andare dal gommista " disse lui, lei aveva ancora la bocca aperta.
"Come fa a sapere ... ma si, lei era a mangiare in trattoria, da solo, mi ha colpito la sua solitudine e la lentezza con cui mangiava " parlando, si illuminò in un sorriso, " mi dica il suo nome, la prego" chiese, " Io.. mi chiamo ... Lucio" .

Saturday, May 17, 2008

Che cosa dobbiamo pensare?

Mi sento come se un vento incostante stesse spazzando il mio senso critico. A seconda delle necessita' i nostri politici ci spiegano come li dobbiamo vedere, non importa com'erano o cosa erano ieri, oggi sono NUOVI, da oggi, dicono, tutto cambia e tutto quello che sapevi non conta piu', non hanno passato, non hanno responsabilita' , non hanno frequentato nessuno, non c'erano e se c'erano dormivano. E noi che invece ci siamo adesso e c'eravamo anche prima che cosa dobbiamo pensare? Noi che abbiamo visto dimezzare il nostro potere d'acquisto, noi che per quindici anni abbiamo subìto le discussioni infinite, gli insulti, i condoni, le delegittimazioni della magistratura, del governo, del buon senso, cosa ce ne dobbiamo fare dell'esperienza accumulata ? Dove dobbiamo mettere le evidenti promesse non mantenute, le palesi clientele, il pressapochismo, l'interesse privato degli amministratori, la sub-cultura televisiva che avvelena i nostri figli ? Mi rendo conto che sono considerazioni superficiali, capisco che siamo una societa' complessa che necessariamente deve vivere di compromessi e di mediazioni ma perche' il prezzo lo dobbiamo pagare solo noi ? Perche' ci sono due Italie ed una prevarica l'altra ? Perche' devo fingere di non vedere, di non sapere, di non avere piu' etica ? In fondo noi siamo quelli che vi danno da vivere, siamo gli eroi veri, quelli che per trent'anni si alzano alle sei per andare a lavorare, facciamo lavori veri, noiosi, faticosi, sempre uguali, ma quando la sera torniamo a casa abbiamo REALMENTE creato un valore, chiuso una pratica, finito un muretto, saldato un cancello.. qualcosa che al mattino non c'era adesso c'e' ed ha un valore reale. Non ci mettiamo "in mezzo" e vendiamo il lavoro degli altri, non speculiamo, non allunghiamo la filiera a sproposito. Siamo lo strumento, l'utensile, la cpu del sistema... dovrebbero avere piu' rispetto, in fondo, ma molto in fondo siamo i datori di lavoro ...