Saturday, October 13, 2007


Quattro aprile duemilaquattro


Necessariamente segreto.

Che silenzio, che notte normale.

Luci basse, respirare, pensare leggeri.

Un po' di vento in corridoio informa che non e' ancora estate... bene.

Come si fa a raccontare un segreto,

come si comincia a fare finta di non volerlo dire?

Spinge, scalcia, punzecchia il cervello a tradimento..

rivendica vita leggera anche per se stesso.

E tu fuori a tenere, resistendo allo stremo per non cedere.

Se ne parli lo perderai, se implori non serve.

Sono carezze, calore, battaglia,

parole sbiadite del secolo scorso, emozioni retro'...

Bravo, taci anche questa volta.

Wednesday, October 10, 2007




CINICO ADDIO (3)

Una volta in piedi non poteva piu' trattenersi, svuoto' la vescica seminascosto dietro un furgone Esselunga e si senti' subito meglio.
Alzando la testa si vide riflesso nel vetro posteriore del furgone, non assomigliava gia' piu' all'immagine si se stesso che aveva in mente: barba lunga, occhiaie scure, anche l'espressione era cambiata, la scelta cominciava a fare effetto, la trasformazione aveva inizio.
Supero' con fatica l'inferriata della rampa e si incammino' verso il centro citta', i piedi cominciavano a soffrire la permanenza forzata all'interno delle scarpe ed il passo ne risentiva, ecco spiegata finalmente l'andatura barcollante dei senza fissa dimora: i piedi fanno subito male e le scarpe diventano una tortura anche dopo le prime ventiquattro ore...
FAME !
La pancia rivendicava l'osservanza delle abitudini della vita precedente: dopo il risveglio mangiare !
Infilo' meccanicamente la mano nella tasca posteriore, prese il portafoglio, dentro c'erano ventisette euro e degli spiccioli. Sull'altro lato della strada c'era una panetteria aperta, attraverso' e sotto gli occhi preoccupati della giovane panettiera compro' mezzo litro di latte ed un pezzo di focaccia salata: tre euro e settanta. Usci' sentendo lo sguardo ostile sulla nuca e cerco' una panchina. Mangio' avidamente mentre la citta' si metteva in moto e l'aria si riscaldava, faceva uno strano effetto non dover andare da nessuna parte, non avere un orario da rispettare, era un po' come non esistere.

Tuesday, October 09, 2007

CINICO ADDIO (2)

5 e 43 , ancora buio, il camion degli spazzini brontola sordo in fondo alla strada, freddo fin nelle ossa, il cartone recuperato ieri sera e' fradicio di umidita' ed i vestiti anche.
Come prima notte della nuova vita non c'e' male, era dovuto tornare indietro verso la citta' scoprendo la popolazione della notte all'aperto, gente molto piu' avanti nel percorso, con esperienza e cinismo ben piu' brutali di quanto lui avesse immaginato e desiderato raggiungere.
Il primo ceffone lo aveva preso da una mano con accento siciliano che era emersa dal buio del cubicolo del bancomat nel quale credeva di potersi rifugiare, non c'erano state spiegazioni o convenevoli: VAFFANCULO LONTANO DI QUI !
Le possibilita' successive le aveva studiate da lontano almeno finche' il dolore della sberla non era passato poi, con audacia, scavalco' la bassa ringhiera della rampa del parcheggio Esselunga e nel buio trovo' l'angolo cieco senza vento dove si era sistemato, dormi' seduto ad intervalli di dieci minuti, aprendo occhi e orecchie ad ogni rumore.
5 e 54, dice l'orologio digitale sull'ingresso del parcheggio, "ho fame !" dice la pancia con voce profonda, "lavami !" dice la faccia unta dal sonno e dallo smog umido della notte, "devo pisciare ! " dice la vescica gonfia a dismisura.
Tre cose banali fino a ieri mattina oggi invece ...

Monday, October 08, 2007

CINICO ADDIO

Era d'autunno ma faceva ancora caldo, lui non sentiva la fame e la fatica,
camminava con calma, occhi bassi e mani in tasca.
Camminava da tre ore e non sapeva piu' dove fosse finito,
la citta' l'aveva inghiottito sul serio, nulla di quanto vedeva gli era famigliare.
Tanto ormai che importanza poteva avere ? Aveva deciso, si sarebbe abbandonato al destino, non sarebbe mai piu' intervenuto sulla sua vita. Se frustrazione deve essere, aveva pensato, che lo sia fino in fondo. Lasciamo che la ragione si appanni, che il rispetto per se stessi si perda nelle pieghe della camicia non lavata e nei buchi delle scarpe. Barba lunga, occhi vuoti, camminare senza vedere, vedere senza pensare, liberi da ogni retaggio, da ogni convenzione. Essere quello che si vede: una persona vinta, consunta, docile al destino.
Restava un difetto nella sua nuova vita: a volte alzava lo sguardo a cercare qualcuno, qualcosa, un segno di benevolenza del mondo che potesse restituirgli la voglia di avere cura di se stesso e questa debolezza lo irritava, accadeva all'improvviso, si sorprendeva a scrutare le case, le persone, le vetrine cercando conforto, calore, vita.
Era un desiderio che voleva annientare con cinico disprezzo di se stesso.
Senti' freddo, la citta' era finita senza avvisare, finito l'asfalto, finiti i palazzi, anche l'odore dell'aria era diverso, piu' umido ed invadente. Accese una delle tre marlboro rimaste e fumo' come se nulla stesse accadendo, come se fosse una delle migliaia di sigarette fumate senza pensare all'essenza di quel gesto che d'ora in poi sarebbe stato sempre piu' raro e profondo.
Non aveva previsto dove dormire e questa consapevolezza lo riporto' alla realta' : prima paura poi cinico disprezzo della sua mollezza. DORMIRAI SE POTRAI E DOVE POTRAI !